VENDETTA PUBBLICA

Quando il carcere è solo vendetta. Leggendo “Vendetta pubblica” di Marcello Bortolato ed Edoardo Vigna“


Le paure e i rancori facilmente portano a intendere le pene in modo vendicativo, quando non crudele, invece di considerarle come parte di un processo di guarigione e di reinserimento sociale.Oggi, tanto da alcuni settori della politica come da parte di alcuni mezzi di comunicazione, si incita talvolta alla violenza e alla vendetta, pubblica e privata, non solo contro quanti sono responsabili di aver commesso delitti, ma anche contro coloro sui quali ricade il sospetto, fondato o meno, di aver infranto la legge

cit. Papa Francesco

Per la maggior parte dei capitoli il punto di partenza è uno dei tanti luoghi comuni sul carcere. Quelle affermazioni che tutti noi abbiamo sentito almeno una volta: “si sta meglio dentro che fuori”, “hanno la tv e il silenzio, che vuoi di più?”, “bisognerebbe buttare la chiave”, “pure i premi dobbiamo dargli, io ai lavori forzati li metterei” … un florilegio di giudizi preconfezionati che, in tanto è importante prendere in considerazione, in quanto non si può fare l’errore di trattarli con superficialità, se ci si prefigge l’obbiettivo di scardinarne almeno qualcuno. Il primo passo, allora, diventa rendersi conto che ciascuno di noi, forse, potrebbe finire per pensare la stessa cosa, se non gli si fornissero dati e chiavi di lettura appropriate per iniziare a cambiare idea.

Otto capitoli, una introduzione e le conclusioni, per complessive 148 pagine, che bastano agli autori ad affrontare, con una rassegna ragionata, un viaggio dentro il carcere ben al di là di certe facili e disinformate rappresentazioni cinematografiche, e che conta invece sull’occhio esperto di un magistrato di sorveglianza che, per anni, le ha visitate nell’esercizio dei propri compiti, e di un giornalista interessato, doverosamente, alla lettura dei dati e al confronto con i fatti, al di là degli slogan che troppo spesso colorano anche questi campi di discussione.

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